Anche in Google, dunque, stanno diventando bigotti, e lo stanno diventando come e piu' di quanto gia’ lo siano in Facebook. Non sono soltanto Zuckerberg e il suo staff, quindi, ad alterare arbitrariamente i canoni con i quali certi temi (immagini, argomenti, pensieri) vengono ammessi o censurati, ma sta diventando ormai un discorso generalizzato che coinvolge ogni multinazionale che abbia interessi nel Web.
Ci aspettano tempi tenebrosi, perche' quando c'e' un restringimento delle possibilita' di esprimersi, e tutto diventa censurabile a insindacabile giudizio dei censori, senza che esistano regole chiare su cosa e' ammesso e cosa no, cio' equivale anche a una regressione dal punto di vista sociale e culturale, e quindi ad un imbarbarimento generale.
Senza liberta' d'espressione, con la censura sempre piu’ incombente mascherata da "tutela dei minori", non esiste evoluzione del pensiero; non esiste cambiamento; non esiste affrancamento dai vecchi tabu' e dai pregiudizi. Senza la liberta' d'espressione l'essere umano resta bloccato, immobile, in uno status quo perenne, imprigionato in un loop mentale che non lo fa procedere oltre il punto in cui si e’ fermato.
C'e' da sorprendersi che alla testa di questo nuovo Medioevo ci siano proprio gli USA che, fino a non molti anni fa venivano portati ad esempio di liberta'? Gli stessi USA che con le guerre hanno esportato la democrazia cercando d’imporre uno stile di vita occidentale a certi popoli proprio rivendicando il fatto che quella gente non era libera? No, non c’e’ da sorprendersi, ma c’e’ da restarne profondamente amareggiati. Come sono mutati i tempi da quando Steve Jobs creo’ lo slogan “Think different”…
Ma anche noi abbiamo le nostre colpe. Siamo proprio noi, infatti, che lo abbiamo permesso e continuiamo a permetterlo: stando qui a utilizzare questi mezzi non facciamo altro che foraggiare quelli che, ormai, son diventati i nostri carcerieri. Ogni volta che ci scappa un click o digitiamo qualcosa, come anch'io sto facendo in questo istante, forniamo loro il nutrimento col quale diventano sempre piu’ forti.
Possiamo sperare di fuggire da questa prigione? Possiamo cambiare le nostre abitudini al punto di uscire da un sistema in cui veniamo costantemente controllati, censurati, instradati, condizionati a pensare (e a fare) quello che vogliono loro senza che ci sia lasciata la facolta’ di decidere? Fino a dove arriveremo prima di capire che siamo come topi in trappola?
Nel frattempo, pero’, mentre ci arrabbiamo, scriviamo post incazzati e li condividiamo sperando di essere ascoltati, recitando la parte di chi si ribella ma che sa di lottare contro i mulini a vento, i privilegiati se la godono, dato che a loro e' concessa ogni trasgressione; persino quella di ignorare le regole alle quali gli altri, i servi, si devono attenere.
Perche’ sono loro i carcerieri, sono loro che detengono le chiavi dei lucchetti coi quali, ogni giorno di piu’, incatenano l'umanita' entro i confini di quell’esistenza che essi stessi hanno progettato, perfetta e micidiale, affinche’ ai "nuovi schiavi" non sia piu’ lasciata alcuna possibilita’ di tornare liberi.