La riflessione di oggi scaturisce da alcune mie considerazioni personali a seguito della lettura di un libro e dopo che, pochi giorni fa, ho letto l’ennesimo articolo sulla chirurgia estetica che sembra essere diventata per molti il modo per apparire piu' belli, modificando le sembianze fisiche, cosi’ da colmare le proprie lacune di autostima. Il tutto rifacendosi a dei modelli di bellezza totalmente avulsi dalla scelta personale, ma imposti da una cultura dell’apparenza nella quale l’unica opzione pare essere quella di adeguarsi, quasi sempre inconsapevoli di essere sottoposti a manipolazione.
Tuttavia, quando il fenomeno riguarda le donne, che sono le maggiori utilizzatrici del chirurgo al fine di migliorare il proprio aspetto, il discorso si fa piu’ ampio, e assume quella forte connotazione maschilista e sessista che da sempre contraddistingue la nostra societa’. E' la stessa cultura che continua ad alimentare anche l’industria dei cosmetici e della bellezza in generale, nella quale le donne credono di essere protagoniste attive, ma dove in fondo subiscono passivamente il ruolo di sfruttate da parte di un mercato che ormai domina tutto. E parlo anche di quella cultura che fa leva sulla pulsione femminile di sentirsi ammirate in base a come si appare esteriormente e non in base alle proprie capacita’.
Percio’ oggi, quasi per gioco ma per capire quanto fosse vera questa mia considerazione, li ho contati. Da casa mia al centro della piccola citta’ dove vivo - e la distanza non e’ che di pochi chilometri - ci sono ben 23 cartelloni pubblicitari che raffigurano donne piu’ o meno svestite che pubblicizzano diversi tipi di prodotti - dai gioielli agli occhiali da sole, dai televisori ai cacciaviti -, con le loro tette, i culi, le cosce e le labbra gonfiate. C’e’ persino un’impresa di pulizie che si basa su una donna con delle belle gambe lunghe per promuovere la sua immagine.
Quindi ho pensato: “Come donna, qual e’ il mio valore in questa societa’ in cui i mass media dettano le regole basando quasi tutto sul corpo femminile? Che cosa sono veramente io?” (Si noti che non sto chiedendo “chi”, ma “cosa”). La risposta che mi sono data e’ semplice: sono la somma delle parti del mio corpo, la mia abilita’ di compiacere lo sguardo maschile, la mia capacita’ di essere desiderata, la mia capacita’ erotica di attirare l'attenzione su di me. Sono la mia aura sensuale che e’ tanto piu’ forte quanto maggiore e’ la facolta’ che ho di indurre altre donne a cercare di assomigliarmi, per come vesto, per come cammino, per come seduco, e a mio modo cerco in quelle che ammiro dei modelli da seguire. Sono in sostanza il potenziale della mia sensualita’, meno il numero dei miei difetti fisici, moltiplicato per la capacita’ che ho di “vendermi”. Ma questo l’ho sempre saputo, fin dai tempi in cui lavoravo come modella. Cio’ che, invece, pur sapendolo, non volevo ammettere e’ che in base a questo meccanismo che ho appena descritto, alla donna non e’ lasciata alcuna scelta; deve accettare il suo ruolo di “cosa”. Un giocattolo inanimato, qualcosa di non umano usato al solo scopo di promuovere altre cose, in questo grande mercato che e’ il mondo.
Senza dubbio, quando affermo che questa oggettivazione della donna ha raggiunto il suo picco negli ultimi 10-20 anni, sto affermando qualcosa che per molti e’ ovvio. Dalle ragazze vestite in abiti provocanti che ballano in modo sexy negli spettacoli televisivi e in video musicali, alle foto degli impossibili, seducenti, corpi di fotomodelle che si possono vedere in quasi tutte le riviste - maschili o femminili non ha importanza, in quanto, da questo punto di vista, non si capisce qual sia la vera differenza tra Cosmopolitan e Playboy -, siamo inondati sempre piu’ di sollecitazioni che ci spingono all’apparire piuttosto che all’essere; a sembrare piuttosto che ad esistere.
E’ quindi del tutto plausibile questa ossessione per la bellezza di plastica, per il voler restare a tutti i costi “giovani”, anche ricorrendo alla chirurgia estetica. Con le immagini edulcorate, fabbricate apposta per rappresentare un ideale di donna irraggiungibile, in un mondo che ormai focalizza tutta l’importanza sull'aspetto fisico (soprattutto delle donne), si capisce bene l’intento di indurre piu’ che mai il desiderio di rimanere giovani, belle, magre e sexy. Poiche’ ci fanno credere che solo restando giovani, belle, magre e sexy si abbia davvero valore. Ci fanno credere che solo chi e’ giovane, magra, bella e sexy possa avere una vita sociale brillante e un sacco di amici. Ci fanno credere che solo chi e’ giovane, bella, magra e sexy sia desiderabile e felice.
Molte donne giovani in buona salute, che non avrebbero alcun bisogno di interventi di tipo estetico, si rivolgono sempre piu’ spesso al chirurgo (le banche, tempo fa, avevano persino creato dei piccoli prestiti con bassi interessi per tale scopo) tentando di modificare la struttura del proprio viso, con interventi, protesi, e altre procedure che alienano il loro aspetto naturale, per assomigliare a un ideale estetico imposto dal “mercato”. E’ per questo che alla fine quasi tutte quelle che fanno ricorso alla chirurgia estetica sembrano cloni caricaturali di famose cantanti o attrici. Ma soprattutto, sembrano cloni di se stesse, dato che alla fine arrivano ad essere tutte quante uguali. Perche’ gli interventi di chirurgia estetica non restaurano la bellezza e la gioventu’ perdute, ma le simulano, le contraffanno, ne snaturano completamente il senso. E per alcune diventa addirittura una malattia che va fuori controllo, come un’epidemia psicologicamente contagiosa, che inganna le donne inducendole a pensare che hanno bisogno di farsi frantumare le ossa o farsi affettare dal bisturi di un chirurgo per poter attrarre l’attenzione degli uomini. Tutto nel nome di una perduta fiducia in se stesse, rovinate da una societa’ fortemente maschilista e sessista che oggettivizza la femmina e mina le sue capacita’ intellettive, riducendola al semplice ruolo di graziosa bambolina con un bel volto.
Questo perche' la societa’ nella quale viviamo e’ talmente sessista che la sicurezza in se stessa la donna la ottiene basandosi esclusivamente sull’aspetto piuttosto che sul talento e l'intelligenza; e il silicone e il botox diventano cosi’ “elisir” miracolosi per guarire dall’infelicita’ e dalla depressione. Questo perche' la societa’ nella quale viviamo e’ talmente sessista che molte donne (e ragazze) si perdono nel caos dei disturbi alimentari e della chirurgia estetica, cercando di salvare cio’ che resta della loro sicurezza di se’, dopo essersi confrontate e valutate sulla base di cio’ che vedono ogni giorno sui cartelloni pubblicitari, nei film, nelle riviste, e attraverso gli schermi televisivi. Questo perche’ la societa’ nella quale viviamo e’ talmente sessista che le donne diventano delle consumatrici da sfruttare, ma ancor peggio diventano esse stesse sfruttabili in quanto femmine. Questo perche’ la societa’ nella quale viviamo e’ talmente sessista che le donne sono ridotte a non essere altro che oggetti in palio, premi da vincere, bei giocattoli da esibire. Questo perche' la societa’ nella quale viviamo e’ talmente sessista che il genere maschile solitamente viene considerato superiore a quello femminile.
C’e’ una guerra in atto contro le donne? Si’, c’e’, ed e’ una guerra condotta non solo dall’altro sesso, ma anche da quelle donne insicure che hanno subito il lavaggio del cervello. In una cultura prevalentemente dell’apparenza in cui la pubblicita’ e’ onnipresente, l'inquinamento sessista e’ diventato impossibile da evitare, e le donne stesse ne sono intossicate, arrivando ad abusare volontariamente dei propri corpi per ottenere attenzione e considerazione, costantemente bombardate come sono da immagini che le spingono ad agire / vestirsi / apparire in un certo modo per potersi sentire “desiderabili”. Per questo c’e’ una guerra in atto contro le donne. Una guerra che viene combattuta ferocemente sul piano culturale con tutta la potenza di fuoco dei media, cosicche’ la donna sia convinta sempre piu’ a trasformarsi in un accessorio che gli uomini, poi, valutano e acquistano.
E’ un fenomeno che nonostante i vari passaggi nella Storia, non e’ mai mutato. Qualcosa su cui il genere maschile non ha mai mollato la presa. E anche se oggi cercano di convincerci che tutto e’ cambiato, che siamo padrone di noi stesse, che esistiamo in quanto siamo e non in quanto appariamo, alla fine ci ritroviamo costrette dentro il medesimo ruolo di sempre. Una metafora senza fine di tentazione sessuale, di mela seducente, e sembra che ancora non ne abbiamo avuto abbastanza. Cosi’ e’ in Occidente come in Oriente.
Quando sara’ che le donne smetteranno di considerarsi dei trofei e cominceranno ad essere esse stesse delle protagoniste in grado di “vincere”? Quando smetteranno di essere oggetti passivi e cominceranno ad essere soggetti attivi? Quando cominceranno ad usare veramente i loro occhi per guardare, invece di essere solo felici di essere guardate? Quando accadra’, il mondo cambiera’ radicalmente. Perche’ in un mondo in cui “vivere” e’ diventato sinonimo di “apparire”, si potra’ esistere solo se l’idea di spendere la nostra intera esistenza per essere notate si dissolvera’. Solo cosi’ potremo dire di essere veramente vive.
“Che cosa accade a un uomo che “acquista” una bella donna, avendo in mente la sua bellezza come unico obiettivo? Si danneggia da solo. Non ottiene un’amica, nessuna alleata, nessuna fiducia reciproca: lei sa perche’ e’ stata scelta. E’ pero’ riuscito a “comprare” qualcosa che per lui e’ importante: la stima degli altri uomini che trovano in tale “acquisto” qualcosa di impressionante".
- Naomi Wolf [1]
NOTE:
[1] Per approfondire l’argomento consiglio la lettura del libro: “The Beauty Myth: How Images of Beauty Are Used Against Women”.